Il settore della moda rappresenta uno dei segmenti trainanti l’economia nazionale ed è una delle eccellenze del nostro Paese. Il Made in Italy, d’altronde, è un marchio riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo per la qualità dei capi realizzati dalle grandi firme del panorama nazionale e nel primo semestre del 2019 tale comparto ha raggiunto un valore di circa 28 miliardi. Anche a livello globale, il settore fashion crea un indotto non indifferente in termini occupazionali producendo ingenti ricavi attraverso la creazione di capi e accessori innovativi capaci di generare nuove tendenze e condizionare le abitudini di molti acquirenti.
Ma se da una parte il settore della moda è in grado di produrre tanta ricchezza, dall’altra rischia di depauperare l’ecosistema naturale per l’eccessivo sfruttamento di risorse energetiche e per la produzione di scarti che ne conseguono e che risultano difficili da smaltire. Negli ultimi anni sono nate aziende virtuose di settore, che hanno intrapreso un processo produttivo più sostenibile ed eco-friendly attraverso un approccio più green e in sinergia con il pianeta. Anche i consumatori sono divenuti via via più sensibili alle cause ambientali e lo hanno fatto in modo più attento e responsabile, preferendo l’acquisto di prodotti di abbigliamento di firme e brand che hanno strutturato la propria filiera secondo standard specifici a tutela del capitale umano e delle risorse naturali impiegate per la produzione dei loro prodotti finali. Vediamo, allora, che cosa si intende per moda sostenibile ed etica, come riconoscerla e perché preferirla a quella più tradizionale.
Moda sostenibile ed etica: cosa significano questi due termini e in cosa si differenziano
Si parla di moda sostenibile quando un marchio o un’azienda sceglie di produrre capi di abbigliamento rispettando standard ambientali e di giustizia sociale. L’ambiente può essere preservato attraverso l’impiego di tessuti, fibre e risorse naturali, utilizzando standard biologici ed evitando l’utilizzo di sostanze nocive e tossiche sia per l’uomo sia per l’ambiente, oppure con l’impiego di materiali riciclati. Per quanto riguarda la giustizia sociale, il concetto di moda sostenibile si specifica in quello di moda etica che si realizza quando un marchio o un’azienda sposa in pieno una filosofia imprenditoriale che tiene conto dell’impatto sociale, prediligendo in primis la tutela del capitale umano e il riconoscimento dei loro diritti come lavoratori e come individui. L’attenzione etica può rivolgersi anche nei confronti della fauna, preferendo così la scelta di materiali in ecopelle alle pellicce di animali come visone, procione, scoiattolo o zibellino solo per citarne alcuni. L’insieme delle due azioni confluisce in una visione più eco-friendly, che ha rispetto dell’ambiente, della natura e delle altre specie viventi presenti sul nostro pianeta.
Un marchio, per essere a tutti gli effetti riconosciuto come brand di moda sostenibile ed etica, deve tenere conto di alcuni fattori tra i quali:
- scelta di tessuti biologici e certificati,
- riduzione dell’impatto ambientale nel processo produttivo;
- riciclo dei materiali;
- filiera trasparente,
- tutela del capitale umano;
- commercio equo solidale.
La moda green e responsabile, quindi, mira a instaurare un rapporto armonioso sia con l’ambiente sia con le persone e, per essere tale, l’azione deve essere intrapresa a ogni livello della filiera produttiva. Ecco perché è importante scegliere di acquistare responsabilmente preferendo i prodotti di aziende che hanno scelto di intraprendere la strada verso la sostenibilità a 360°. Non è sempre facile distinguere tra le aziende che attuano una politica green sull’intera filiera produttiva e quelle che adottano strategie apparentemente sostenibili, solamente per promuovere il proprio brand e rilanciarsi in un mercato competitivo e aggressivo quale è quello della moda, al solo scopo di trarne maggiore profitto.
L’impatto ambientale dell’industria della moda
L’impatto ambientale dell’industria della moda influisce gravemente sul nostro pianeta e sono molte le industrie inquinanti di questo settore. Secondo un report delle Nazioni Unite l’industria della moda influisce sull’inquinamento globale in maniera considerevole: dalla produzione degli abiti allo smaltimento dei rifiuti. Un trend quello del fashion che incide per il 20% dello spreco globale di acqua e per il 10% delle emissioni di anidride carbonica, nonché per il 24% dell’uso di insetticidi e per l’11% di pesticidi per le coltivazioni di cotone. Ma come se non bastasse l’impatto sull’ambiente dell’industria della moda non si limita alla sua fase produttiva. I vecchi o desueti prodotti acquistati anni prima e ormai fuori moda, finiscono tra i rifiuti e, sempre secondo le Nazioni Unite, l’85% dei vestiti prodotti finisce in discarica e solamente l’1% viene riciclato. Un dato allarmante se si tiene conto dell’incremento medio di acquisti oggi effettuato dalla clientela, anche attraverso lo shop online. Inoltre, la nuova mania del fast fashion, la vendita di capi e accessori a prezzi ridotti e usa e getta, promossa a gran voce da molti noti marchi della cosiddetta moda veloce, non aiuta a contrastare questo fenomeno. Si tratta di aziende di moda di grande distribuzione, molto note e presenti nelle principali vie delle più importanti metropoli d’Europa e del mondo, le quali hanno scelto di adottare una linea d’azione che premia la “convenienza” – se così si può definire – con prodotti di bassa qualità, lavorati peraltro con agenti inquinanti e dannosi per l’ambiente e per l’uomo.
Come si può intuire, il prodotto finito acquistato dal cliente è solo una parte dell’intero ciclo di vita del capo realizzato. Oltre alla scelta delle materie prime, al processo di produzione e di distribuzione, non va dimenticato l’ultimo step che interessa un capo di abbigliamento: quello relativo allo smaltimento. Ecco perché è importante conoscerne le dinamiche che sono dietro alle aziende produttrici e sensibilizzare l’opinione pubblica verso un consumo più responsabile e sostenibile.
La sostenibilità e l’etica nella moda green
I valori sui quali poggiano le aziende virtuose del settore moda che hanno deciso di intraprendere una direzione più green, sono orientati a perseguire processi responsabili il cui obiettivo è quello di ridurre l’impatto ambientale. Non esistono, però, aziende in grado di creare prodotti a impatto zero, per le logiche desuete dell’attuale modello industriale. Sicuramente l’impatto di chi opera a sostegno della sostenibilità ambientale è di gran lunga inferiore rispetto a chi opera secondo standard tradizionali facendo un uso scorretto e insostenibile delle risorse naturali. Lo sfruttamento del suolo, le emissioni di gas serra, l’inquinamento delle acque sono solo alcuni esempi di chi opera in tal senso. Tutte azioni che possono essere ampiamente limitate se la direzione aziendale è quella ecosostenibile. Le linee guida pubblicate dalla Commissione europea, difatti, sono pensate per migliorare la consapevolezza delle aziende sul loro impatto ambientale e hanno come obiettivo quello di puntare a un modello economico a impatto climatico zero.
Anche l’impatto sociale interferisce con quello ambientale e sono molte le considerazioni da fare per un’azienda che mira a diventare etica e responsabile. I diritti umani sono uno dei capisaldi della nostra società e la tutela del capitale umano non può prescindere dalla tutela ambientale. La coltivazione di cotone biologico risponde a entrambi i parametri perché è sostenibile per l’ambiente ed etica sotto l’aspetto sociale. Infatti, se da un lato riduce lo sfruttamento agricolo del suolo, il consumo di acqua e l’utilizzo di sostanze inquinanti, dall’altra evita lo sfruttamento di manodopera a basso costo, l’impiego di lavoro minorile ed incrementa la sicurezza sul posto di lavoro.
L’attività economica può contribuire in modo positivo alla diminuzione delle concentrazioni di gas serra. Le energie rinnovabili e l’efficienza energetica sono alcune delle soluzioni possibili, così come la promozione dell’economia circolare o l’uso sostenibile dell’acqua e delle risorse del nostro pianeta. La strada è ancora lunga, ma i presupposti per un futuro più “pulito” e sostenibile ci sono tutti e anche le aziende del settore moda possono voltare pagina e incamminarsi verso un nuovo modello di economia sostenibile.