La tutela nei confronti dell’ambiente è un tema molto delicato e tanto dibattuto, in special modo negli ultimi anni, durante i quali scienziati, politici, intellettuali e, non ultima, la nuova generazione hanno sentito il bisogno di sollevare la questione. La sensibilizzazione delle istituzioni governative verso i temi di salvaguardia ambientale si è manifestata in primo luogo attraverso un cambio di rotta relativamente alla gestione dei rifiuti. Sono evidenti a tutti, d’altronde, i disastri che la cultura consumistica ha prodotto sull’ambiente da oltre un secolo e mezzo a questa parte.
Secondo i dati ISPRA, ogni abitante produce circa 500 chilogrammi di rifiuti all’anno. Nel 2016 abbiamo generato oltre 2,01 miliardi di tonnellate di rifiuti, ma con l’aumento della popolazione globale e l’urbanizzazione si prevede una produzione di 3.4 miliardi di tonnellate nel 2050 (“What a Waste 2.0: A Global Snapshot of Solid Waste Management to 2050”). Si tratta di numeri che evidenziano l’insostenibilità di questi processi in quanto il pianeta non è in grado di degradare questa massa che può solo continuare ad accumularsi. Negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti a favore di politiche ambientali e sostenibili, alcuni dei quali hanno interessato la produzione di imballaggi biodegradabili a confezionamento di prodotti alimentari, tecnologici e di largo consumo, solo per fare qualche esempio. Ma cosa vuol dire biodegradabile? In che modo avviene il processo di trasformazione dei materiali in natura? Qual è il vantaggio di adottare prodotti biodegradabili?
C’è molta confusione sul tema, soprattutto tra i consumatori, talvolta colpevole una disinformazione generale, la quale non aiuta a comprendere la sostanziale differenza tra prodotti biodegradabili e le più comuni materie plastiche. Per prima cosa, quindi, è bene fare chiarezza sul significato di biodegradabile, spiegando in modo più accurato processi, vantaggi e limiti di questa tipologia di prodotto.
Cosa si intende per biodegradabile
Si definisce biodegradabile quel prodotto o materiale che è in grado di essere decomposto dalla natura in un periodo temporale breve, stimato intorno ai sei mesi. Per poter essere definito tale, inoltre, il materiale deve andare incontro a degradazione per almeno il 90% del totale, tramite processi enzimatici (biochimici) che agiscono per azioni di funghi, batteri o altri microorganismi. La biodegradabilità, pertanto, è un processo che avviene in natura e che comporta la trasformazione dei materiali organici in sostanze più semplici nuovamente utilizzabili (dette molecole semplici) come acqua, anidride carbonica o metano. Potremmo paragonare tale processo a una combustione dinamica e operosa nel degradare le molecole di enormi dimensioni. Facendo un esempio più concreto, un materiale è biodegradabile se può essere scomposto da agenti naturali in composti chimici che hanno un minore impatto inquinante o, talvolta, che risultano essere completamente innocui per l’ecosistema ambientale.
Attenzione, però, perché si parla di minore impatto inquinante e di processi enzimatici, perciò non è liberamente disperdibile nell’ambiente. Se si getta un materiale biodegradabile in natura non sempre si disgregherà solo grazie agli agenti atmosferici. Potrebbe infatti non venire in contatto con i batteri idonei alla sua degradazione.
Il prodotto biodegradabile, inoltre, non scompare completamente e se disperso nell’ambiente potrebbe rilasciare componenti sintetiche come le microplastiche. Esiste una tipologia di prodotti biodegradabili, di cui parleremo a breve, che invece si scompone unicamente in molecole naturali.
Come avviene il processo di biodegradazione
Esistono due casi in cui può avvenire il processo di biodegradazione: via aerobica o via anaerobica. Che avvenga in presenza o in assenza di ossigeno, è importante sapere che siamo di fronte a una trasformazione differente rispetto al classico processo di degradazione, in cui si realizza la sola frammentazione del materiale. Infatti, la biodegradazione determina anche la mineralizzazione e, quindi, la completa assimilazione del materiale frammentato da parte dei microrganismi.
Si tratta di un fenomeno vitale per l’ambiente, poiché consente di liberarsi da scorie e rifiuti per far posto a nuova vita. La biodegradazione si innesca grazie alla presenza di sostanze organiche, le quali hanno funzione nutriente per i microrganismi che agiscono sulla materia morta (rifiuti) prodotti dall’ecosistema. Questo processo ha una funzione importante, perché può essere utilizzato su larga scala per contrastare il problema delle sostanze tossiche presenti in siti contaminati, come le discariche.
Biodegradabile non vuol dire compostabile
Uno degli errori più frequenti è quello che interessa la distinzione tra materiale biodegradabile e materiale compostabile. Non è sempre detto che un prodotto biodegradabile sia anche compostabile. La sostanziale differenza tra prodotto biodegradabile e prodotto compostabile, può essere riassunta nel processo di disintegrazione: nei materiali compostabili, esposti ad enzimi e batteri idonei, ciò avviene in meno di tre mesi e senza rilascio di molecole sintetiche. Il prodotto derivante dal processo di compostaggio può essere utilizzato come nuovo nutrimento per le piante, pertanto come compost.
La normativa europea di riferimento sul packaging è la EN13432 e stabilisce che il prodotto biodegradabile, per essere definito “compostabile”, deve:
- degradarsi almeno del 90% in 6 mesi se sottoposto a un ambiente ricco di anidride carbonica; tali valori vanno testati con il metodo standard EN 14046;
- a contatto con materiali organici per un periodo di 3 mesi, la massa del materiale deve essere costituita almeno per il 90% da frammenti di dimensioni inferiori a 2 mm; tali valori vanno testati con il metodo standard EN 14045;
- il materiale non deve avere effetti negativi sul processo di compostaggio;
- bassa concentrazione dei metalli pesanti additivati al materiale;
- valori di pH entro i limiti stabiliti;
- contenuto salino entro i limiti stabiliti;
- concentrazione di solidi volatili entro i limiti stabiliti;
- concentrazione di azoto, fosforo, magnesio e potassio entro i limiti stabiliti.
Vantaggi e svantaggi dei prodotti biodegradabili
I materiali biodegradabili permettono di ridurre in parte alcuni problemi ambientali derivanti dallo smaltimento dei rifiuti, offrendo così una soluzione più ecosostenibile, perché a minor impatto. In tal senso, un vantaggio dei prodotti biodegradabili consiste nella preferenza di materiali naturali per la sua realizzazione. Ancora meglio se, oltre ad essere naturali, sono anche biologici riducendo ulteriormente l’impatto di tutta la filiera.
Un altro vantaggio riguarda le ripercussioni positive sulla gestione dei rifiuti. Come avevamo anticipato, la velocità con cui attualmente l’umanità genera rifiuti è superiore alla capacità del pianeta di degradarli. I prodotti biodegradabili sono stati creati proprio per permettere una maggiore velocità di degradazione, la massa rimanente di rifiuto “effettivo” sarebbe solo il 10% di quella iniziale. Per quanto riguarda i materiali compostabili, questa velocità è addirittura di soli tre mesi e con rifiuto zero grazie al riciclaggio dei rifiuti organici.
Uno degli svantaggi riguardanti non tutti i materiali biodegradabili ma unicamente la bioplastica è l’impossibilità del riciclo. La plastica biodegradabile, non compostabile, non può essere differenziata nella raccolta della plastica comune ma deve essere gettata nell’indifferenziato. Ci sono dibattiti in corso per la creazione di una idonea filiera di recupero. Un altro svantaggio riguardante in generale i prodotti biodegradabili potrebbe essere il prezzo, al momento più elevato, che però è destinato a ridursi con una più ampia diffusione di queste tecnologie. Diffusione che dipenderà dalle scelte dei consumatori che orientano il mercato e le produzioni.
Parlando di biodegradabilità e impegno per la ecosostenibilità è infatti importante sottolineare le responsabilità individuali. È fondamentale adottare un comportamento responsabile preferendo materiali sostenibili, informandosi e premiando con l’acquisto le aziende produttrici più attente alla sostenibilità. Abbandonare la mentalità usa e getta, allungando la vita utile degli oggetti, prediligere quando possibile il riutilizzo ed evitare così lo spreco delle risorse. Non disperdere mai rifiuti nell’ambiente, anche se biodegradabili, perché potrebbero restare a lungo, essere ingeriti da animali e determinare un inquinamento delle acque e del suolo. Il fatto che un prodotto sia biodegradabile o compostabile non esenta dall’utilizzare idonei accorgimenti per lo smaltimento. La strada verso l’economia circolare passa attraverso le scelte che ciascuno di noi compie.